2007 - IPB-ITALIA - Associazione per la pace, il disarmo, la soluzione nonviolenta dei conflitti

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Archivio del 2007

La torre senza scale

7 dicembre 2007 Pubblicato da roberto

mayors-erbil-e-halabja.jpgdi Andrea Misuri. Parlando con i sindaci di Erbil e Halabja.

Salar Khudur Hussain è presidente del consiglio comunale di Erbil e docente di Tecnologia all’Università. L’accompagno a cercare dei regali per i quattro figli dei quali mi parla fiero. Il viso ovale, i piccoli baffi brizzolati, Salar comunica con gli occhi un’istintiva simpatia che trasmette all’intorno e un’attenzione speciale a ciascun interlocutore. Nella difficoltà della traduzione, un’espressione dello sguardo aiuta a sostituire la parola mancante.
Khedr Kareem è sindaco della città martire di Halabja. Completo blu e camicia bianca, la cravatta con i gigli di Firenze dalle tonalità oro e azzurre, ricordo della visita di un anno fa. “La Nazione”, il quotidiano della città, lo descrive: “La sua voce è ferma. I suoi grandi occhi neri sono tristi”. E’ il resoconto della conferenza stampa a chiusura del convegno voluto dal vice presidente di Mayors for Peace e sindaco di Firenze Leonardo Domenici, che ha visto tanti sindaci riuniti nel Salone dei Cinquecento. Sotto i pannelli dipinti da Vasari e circondati dai grandi affreschi che descrivono le battaglie e i successi militari di Firenze su Pisa e Siena, i sindaci di MfP hanno discusso e approvato l’appello per l’eliminazione delle armi nucleari. La “testimonianza” di Kareem fa male, penetra come una lama nell’attenzione dei presenti, messaggio di dolore per la sofferenza degli abitanti di Halabja e, con loro, di un intero popolo.
Salar e Khedr hanno davvero nella vivacità degli occhi, nella loro capacità comunicativa, un punto che li accomuna fortemente.
Con loro ho parlato a lungo tra un incontro e l’altro, nei tre giorni d’intensi contatti e colloqui che hanno avuto in città, a margine del convegno. Di quel 16 marzo 1988. Gli aerei che arrivano sopra Halabja distribuiscono la morte e sofferenze infinite ai superstiti. In seguito con la dinamite si fanno saltare gran parte degli edifici della città. Molti scappano in Iran. Il confine corre ad una manciata di chilometri, dietro la catena montuosa. A marzo c’è ancora la neve ad imbiancare i picchi. Sono trascorsi vent’anni, molti dei profughi non sono più rientrati.
Chi è rimasto, attende risposte forti a grandi problemi. Il terreno e le acque dell’intera provincia sono tutt’ora inquinati. Si scavano pozzi sempre più profondi, ma non è sufficiente. Per sopravvivere ci si affida a piccole attività commerciali.
E’ una realtà che ritroviamo in altre zone dell’Iraq, penso a Bassora. L’uso delle armi chimiche uccide lavori millenari legati al ciclo della terra e all’allevamento del bestiame. Halabja era conosciuta per i suoi pomodori, forse i migliori sui mercati dell’Iraq. Oggi quei pomodori hanno pochi compratori, troppa la paura del terreno contaminato.
Khedr Kareem spiega come la ricostruzione della città va avanti: “Si alzano nuovi edifici, si lavora alla realizzazione di una rete idrica. Si progettano strade e infrastrutture indispensabili come volano di un’economia ferma per troppo tempo. Il futuro è un bacino di raccolta delle acque che risolva definitivamente la carenza idrica della regione. Si lavora al progetto, e intanto si cerca di raggiungere il budget necessario per partire”.
Si parla del passato di Halabja e il discorso va a cadere, e non può essere diversamente, su Adela Khanm e Shamsa Khanm, donne che hanno governato con saggezza il Principato in epoche diverse, quando qui c’era l’Impero Ottomano e mussulmani, cristiani ed ebrei convivevano pacificamente. La conferma del ruolo che la donna ha da sempre nella società curda.
Un tempo, è vero, le donne ricevevano meno istruzione. Oggi, soprattutto nelle città, questo divario sta sparendo. Sono rimaste alcune attività lavorative prerogativa dei soli uomini, in particolare nell’edilizia. Le donne che intraprendono ingegneria sono soltanto il trenta per cento. Il processo è però in atto. Sono guidati da donne diversi Ministeri in Kurdistan e due anche a Baghdad. Va aggiunto che le donne sono ben presenti anche nella cultura. Proprio in questi giorni esce in Italia per Bompiani la trilogia di una scrittrice trentenne, Laleh Khadivi, sulla quale la casa editrice punta molto.

Erbil è città in rapida trasformazione. Ancora Salar: “C’è un master plan con progetti a fasi distribuite nel tempo, cinque, dieci, fino a trentacinque anni. E’ in atto un forte sviluppo nella lavorazione del ferro”.
Si costruiscono il Royal e l’Empire, hotel che mi appaiono, attraverso le foto sul suo pc, ultra moderni e accessoriatissimi, come gli hotel di Dubai o degli Emirati Arabi. Destinati ad una clientela d’affari e di turisti innamorati delle bellezze archeologiche che, sopravvissute alla follia della guerra, tra non molto saranno fruibili per gli appassionati.
I cantieri si stanno moltiplicando. Si lavora a grandi strade di comunicazione per superare il secolare isolamento del Paese.
La capitale si sta avviando ad un rapido sviluppo economico e ad una prossima esplosione demografica. I 980.000 abitanti del 2006, si prevede saranno 1.232.000 nel 2010, per arrivare a 2.500.000 nel 2030.
Con le slides scorrono veloci grafici, diagrammi e “torte” colorate. Puntini rossi, gialli, blu, verdi segnalano le trasformazioni del tessuto sociale. La situazione della città e i suoi dintorni, gli scenari futuribili, le politiche strategiche dello sviluppo urbano. Indagini socio-economiche, sulle strutture industriali e commerciali, sui servizi sanitari e di comunità ne fotografano il presente e il futuro.
Erbil, costruita intorno al suo millenario castello, diverrà presto patrimonio comune dell’umanità, quando si concluderà l’iter del progetto dell’Unesco. La cultura svolge qui un ruolo importante. Molte le sale per le conferenze, tre o quattro i teatri. Due sale cinematografiche proiettano film indiani, cinesi, giapponesi. Non mancano quelli americani ed europei. Arrivano anche film italiani, ma dei nostri attori, gli amici curdi ricordano soltanto i nomi di Sophia Loren e Claudia Cardinale.
All’Università ci sono due dipartimenti di lingua inglese ed uno di francese.
Non sorprende sapere che i sindaci conoscono alcune opere letterarie italiane. La vita di Galileo, Il Principe di Niccolò Machiavelli, La vita di Leonardo da Vinci e quella di Michelangelo.
Erbil ha vinto l’ultimo campionato di calcio iracheno. Quest’estate la vittoria dell’Iraq in Coppa d’Asia. Salar e Khedr non sono tifosi di calcio. “Lo è mio figlio” ricorda Salar. Concordano, però, nel rilevare come questo successo ha unito l’intero Paese. Aggiungono che molti sono gli sport praticati: tennis, basket, restling, pallavolo maschile e femminile. Fra i più diffusi, il gioco della dama ed un altro che mi ha ricordato quello delle tre carte, sostituite dai cappelli tipici curdi.
Tra le città del Kurdistan, Erbil è sicuramente quella più in bilico tra passato e presente. La relativa sicurezza di un territorio che attira investimenti occidentali, i proventi dell’estrazione del petrolio che cominciano a tornare nel Paese, il ruolo strategico di una regione che si trova a giocare un ruolo chiave nello scacchiere mediorientale, spingono a guardare in avanti, attenti comunque a tenere ben salda la memoria storica, che trapela, palpabile, ad ogni angolo, girando nella città vecchia.
C’è una storia curda che racconta del giovane Akhmad che rinchiuso in una torre senza scale e senza vie d’uscita, trova lo stratagemma per liberarsi. La scaltrezza del ragazzo, la sua capacità di risolvere l’intricata situazione, ben rappresenta la forza d’animo del popolo curdo. Se nel passato molte sono state le torri senza scale che i curdi hanno conosciuto, il presente indica una via d’uscita
che questo popolo sta già percorrendo.

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Pericolosità dell’uranio impoverito

4 dicembre 2007 Pubblicato da roberto

Riceviamo da Michele Dipaolantonio, presidente della sezione italiana di IPPNW (l’organizzazione internazionale dei medici contro le armi nucleari), queste considerazioni utili per approfondire gli effetti dannosi dell’uranio impoverito.

Il cosiddetto uranio impoverito emette radiazioni alfa, che hanno scarso
impatto biologico in condizioni di normale stoccaggio delle bombe, non
riuscendo a penetrare neanche la cute (i capillari sanguigni che
veicolano cellule ematiche, tra le più vulnerabili alle radiazioni sono
infatti nel sottocute). Ben altro impatto biologico hanno invece  le
radiazioni alfa se finiscono nei polmoni. Evenienza, questa, che si ha
quando la bomba all'uranio impoverito esplode, polverizzando l'uranio
stesso in una nube di pulviscolo color nero pece, costituito di
particelle radioattive di grandezza infinitesimale ed emettitrici di
radiazioni alfa, che, se inalate con gli atti del respiro, finiscono
negli alveoli polmonari dove lo spessore della parete alveolare, che
separa il lume dell'alveolo contenente l'aria inalata contaminata dal
pulviscolo radioattivo dal sangue circolante nei capillari alveolari è
talmente sottile da essere attraversato dalla radiazione alfa emessa
dall'uranio impoverito polverizzato (a differenza di quanto accade sulla
cute, il cui spessore è sufficiente a bloccare gli effetti della
radiazione alfa sul sangue circolante nello stratosottocutaneo).
E' attraverso l'alveolo polmonare che l'uranio impoverito esploso genera
gli effetti peggiori sulla salute, penetrando nel circolo sanguigno ed
essendone veicolato nell'organismo.

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“Uranio impoverito, i conti non tornano”

29 novembre 2007 Pubblicato da roberto

E’ il titolo dell’ultima inchiesta che Flaviano Masella e Maurizio Torrealta hanno realizzato per RAINEWS24.

Quanti sono i soldati che si sono ammalati in patria e nel corso di una missione all’estero?
In una lettera inviata alla Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito il ministro della Difesa Parisi parla di circa 1400 malati in più rispetto ai 255 precedentemente forniti , mentre l’Osservatorio Militare fornisce il dato di 2538. I militari italiani morti sono invece per il ministero della Difesa 37, mentre per l’Osservatorio Militare 160. Come è possibile questa divergenza?

In onda a partire da stamani 29 novembre (e con repliche nei giorni successivi) sul canale RaiNews24 (satellite e digitale terrestre).

Nota: La pagina web dell’inchiesta:
http://www.rainews24.it/ran24/rainews24_2007/inchieste/27112007_uranio/default.asp
Comunicato stampa dell’Osservatorio Militare:
http://lists.peacelink.it/news/2007/11/msg00058.html
Pericolosità dell’uranio impoverito (commento a cura IPPNW)
Ulteriori approfondimenti (a cura Ass. Peacelink)

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Nell’incontro conclusivo di Firenze il vivo apprezzamento all’IPB

26 novembre 2007 Pubblicato da roberto

Il particolare impegno dell’International Peace Bureau, nel supporto di adesione alla Campagna, non solo dei numerosi Comuni italiani ma anche di città “lontane” quali quelle dell’Iraq e dell’Iran, è stato ribadito dal consigliere Susanna Agostini, delegato del sindaco Domenici per i rapporti con la “Mayors for Peace”, all’apertura dei lavori della “tavola rotonda” che nel pomeriggio del 23 novembre ha concluso la “tre giorni” di Firenze dei Sindaci per la Pace (vedi comunicato stampa del Comune di Firenze).
E’ stato un incontro ristretto alle sole delegazioni rimaste, di Sindaci provenienti principalmente dal Kurdistan iracheno (Halabja, Erbil, Chamchamal e altre) in un incontro proficuo e amichevole, in cui si sono scambiate esperienze e intessuti o approfonditi rapporti già esistenti quali quelli scaturiti dalla Mission nel Kurdistan nella primavera dello scorso anno.

A margine dell’incontro sono stati presentati lavori e testimonianze. Il “diario di viaggio” Appunti da un viaggio in Kurdistan di Andrea Misuri e Eva, filmato realizzato da Omar Hamarash dell’associazione irachena “Peace Voice Center”. Quest’ultimo racconta il periodo dell’Anfal attraverso i ricordi di una sopravvissuta.

Nota: Comunicato stampa (23-11-2007) del Comune di Firenze
La torre senza scale - Parlando con i Sindaci di Erbil e Halabja
“Appunti da un viaggio in Kurdistan” - due incontri di presentazione (dall’archivio del sito)
Album fotografico degli eventi del 23
Rassegna Stampa / Press Release
Breve Video flash report dell’evento

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7th Executive Conference of Mayors for Peace

24 novembre 2007 Pubblicato da roberto

Provenienti da diverse città del mondo - Hiroshima e Nagasaki in Giappone, Akron (USA), Hannover (Germania), Laakdal (Belgio), Malakoff (Francia), Manchester (UK) - i membri del direttivo della “Mayors for Peace” (il Presidente, i Vicepresidenti e il segretariato internazionale della Campagna “2020 Vision”) si sono riuniti gli scorsi giorni a Firenze a Palazzo Vecchio, per la periodica Conferenza Esecutiva.

           La scelta di Firenze come sede della Conferenza in quest’anno non è casuale, ed è anche conseguenza dell’impegno profuso in Italia, sia da parte istituzionale (il sindaco Leonardo Domenici è uno dei vicepresidenti della Campagna) sia da parte associativa, per l’adesione sempre maggiore di Comuni -italiani e non- alla rete dei “Sindaci per la Pace”.

L’ampia agenda di lavoro ha tenuto impegnati i membri del board in incontri a porte chiuse nei giorni 21 e 22 novembre. Si è fatto il punto delle attività svolte a partire dalla precedente Conferenza Generale del 2005 e si sono gettate le basi per la successiva che si terrà a Nagasaki nell’Agosto 2009. Si è rafforzata l’azione della Campagna “2020 Vision” con la futura creazione di una nuova Associazione presso il Comune di Ypres nel Belgio per incrementare ulteriormente le azioni di coinvolgimento dell’opinione pubblica mondiale sulla minaccia nucleare che ci incombe.

Nota: Vedi anche:
Mayors for Peace, il programma dei lavori ed il convegno nel Salone dei 500
Alcune immagini nei momenti dei lavori e alla cena in Palazzo Vecchio
Comunicato stampa (23-11-2007) del Comune di Firenze
2020 Vision Campaign (EN)
2020 Vision Campaign International Secretariat (EN)
Rassegna Stampa / Press Release

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