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Progetto “Tutti insieme”. “Lezioni di pace” dal carcere di Forlì

12 febbraio 2007 di roberto

Unitamente al Presidente Salvatore Favati e alla Direttrice del Carcere di Forli’ Rosa Alba Casella abbiamo deciso di pubblicare sul nostro sito questa relazione corredata dal manifesto finale.

La serie delle lezioni di Pace del Progetto Pilota Sperimentale dedicato alle carceri sta volgendo al termine. Abbiamo allora provveduto ad intervistare i singoli detenuti che hanno frequentato questo “Corso” al fine di avere una verifica incrociata degli esiti.

RELAZIONE FINALE
PROGETTO”TUTTI INSIEME”

“Lezioni di Pace”

  • Dott.ssa Dominici Arianna – IPB-Student group Facoltà di criminologia coordinatrice del progetto
  • Dott. Manenti Bartolomeo - IPB-Student group Facoltà di criminologia esperto
  • P.E. Gemignani Gabriele – IPB-Student group tecnico strumentazioni audio-video
  • Gianandrea Barattoni – Assistente strumentazioni audio-video
  • Dott.ssa Barattoni Fulgida – Tutor esperto e responsabile del progetto per IPB-Italia

Dopo un primo iniziale approccio di IPB-Italia con il mondo delle carceri, al quale aveva esteso l’invito a partecipare al bando di concorso letterario internazionale “Una favola per la pace” in una lettura allargata, completa, non escludente di Società Civile che insieme si costruisce la propria pace, questo progetto sperimentale pilota di “Lezioni di Pace” rivolto ai detenuti delle carceri è stato inserito nei programmi di peace education di IPB-Italia, è stato ideato progettato e voluto con grande determinazione da un gruppo di studenti della facoltà universitaria di Criminologia D.ssa Arianna Dominici e Bartolomeo Manenti che grazie alla ampia disponibilità della direttrice della Casa Circondariale di Forlì D.ssa Rosa Alba Casella e al suo prezioso staff di pedagogisti ne hanno reso possibile la realizzazione e ne condividono le risultanze.

Il corso ha avuto inizio il 28 di ottobre e si conclude il 9 di dicembre.

DIDATTICA

Inizialmente si è valutato di adottare un approccio didattico che consentisse da un lato un avvicinamento alle tematiche che saremmo andati ad approfondire durante il corso e dall’altro permettesse di abbattere il più velocemente possibile le barriere di diffidenza e separazione fra “noi” operatori e “loro” i detenuti.

Trattandosi di un progetto pilota sperimentale si è preferito adottare una didattica “working in progress” flessibile capace di essere adattata e modellata di volta in volta al gruppo di lavoro piuttosto che una “scaletta didattica programmata”.

Alcune lezioni sono state condotte a corpo unico mentre altre hanno visto i detenuti suddividersi in gruppi di lavoro ai quali venivano attribuiti temi di approfondimento diversi fra loro ma con lo scopo di elencare i punti di vista di ogni singolo componente per poi cercare di estrapolare alla fine una sintesi di quanto prodotto che rappresentasse il “meglio” e “utile” per tutti.

La formazione dei gruppi di lavoro veniva realizzata sulla base del criterio delle “diversità” dove ogni gruppo doveva essere il più diversificato possibile.

TECNICHE ADOTTATE

Mix and Mash integrato: Tutti gli incontri si sono svolti secondo la tecnica del “Mix and Mash integrato”. Si lavorava ad un unico tavolo attorno al quale i detenuti prendevano posto assieme agli operatori che si mescolavano fra di loro con il compito ogni volta di promuovere il dialogo e soprattutto di instaurare con il “compagno di banco” un rapporto interpersonale umano, cordiale, non confidente mirato a far si che ognuno si sentisse parte integrante del gruppo con la consapevolezza che “si stava lavorando insieme” e dove il contributo di ogni singolo andava a costituire parte essenziale del lavoro collettivo.

La presenza di detenuti molto diversificati fra loro in termini di provenienza, cultura, religione, esperienza esistenziale, ecc. ha rappresentato un elemento molto importante nel conseguimento degli obiettivi che gli operatori del corso si prefiggevano.

Simbolismo: per favorire ulteriormente il modello di lavoro integrato che si voleva impostare è stato fatto uso di tecniche di comunicazione “non verbale” e strumenti simbolici elementari quali l’abitudine ad inserire nelle lezioni una “merenda insieme” per lo più fatta di dolcetti di pasticceria col richiamo simbolico all’ Agape (termine indicante il banchetto in comune dei primi cristiani animato dall’amore fraterno, nel quale si divideva insieme il pane–dal greco Agapos=amore favorendo lo svilupparsi nel gruppo di uno spirito cameratesco di compagni – dal greco *****-Panes=coloro che si dividono il pane). La merenda insieme ha costituito senza dubbio il passaggio simbolico più importante e dalla efficacia aggregante più evidente. Il gesto di dividere i pasticcini a metà perché altrimenti non sarebbero stati sufficienti per tutti ha costituito senza dubbio un ancoraggio simbolico per quanto inconscio ma acquisito da tutti con grande naturalezza e che ha consentito nel prosieguo delle lezioni il sentirci VERAMENTE sui temi della pace tutti uguali, tutti insieme, tutti uomini di buona volontà.

Le lezioni erano iniziate con l’uso rispettoso del “Lei” e degli appellativi di Signora Professoressa, oppure Signora dottoressa e si sono concluse con un sempre rispettoso ma più sciolto e cordiale uso dell’ironia e di benevoli prese in giro, dai toni quasi amichevoli, sempre controllate e a volte acutamente pilotate dagli operatori.

Capo Gruppo: Rimarchevole e forse anche fondamentale nella gestione del gruppo di lavoro è stato il contributo del detenuto Manuel S. che sin da subito si è identificato quale leader naturale collettivamente riconosciuto da tutti. Al fine di fare in modo che sin da subito a tutti i detenuti potessero avere una percezione di una gestione del gruppo su basi di equità, tutti insieme, abbiamo deciso di nominare, di volta in volta, per consensus, un “Capo Gruppo” che fosse sempre diverso, il quale, indossando la maglietta dell’IPB-Italia, assumeva il compito di tenere compatto il gruppo, curarne la presenza alle lezioni successive, stimolare la partecipazione di altri detenuti al corso e, quando possibile, ne parlasse con gli altri detenuti, compagni di cella e non. Anche se era stato inizialmente richiesto di lavorare con un gruppo fisso, di fatto, abbiamo ritenuto positivo tenere aperta la frequenza alle lezioni e questo ci ha consentito di inglobare di volta in volta sempre elementi nuovi.

Come sempre avviene ci sono stati anche dei detenuti che non hanno trovato il tenore delle nostre lezioni di loro interesse ma in linea di massima possiamo dire che il Corso delle lezioni di pace è partito con un gruppo di circa 10 detenuti che si sono via via consolidati, affiatati e che hanno frequentato tutte le lezioni con dimostrato interesse e attiva partecipazione.

Regole: Sempre per consensus il gruppo si e’ dotato sin da subito delle seguenti regole di lavoro:

1. Non si parla né di politica né di religione
2. Si esporre la bontà delle proprie idee a bassa voce, con calma, stando seduti
3. Nelle valutazioni tenere conto che forse anche l’altro ha ragione, forse io ho ragione e che spesso, nessuno ha torto.

Sistema di valori: Prima di dare inizio ai lavori si è reso necessario individuare un sistema di valori di riferimento indispensabile per riuscire a mettere a massimo frutto ogni minuto del tempo che ci era stato concesso. Trattandosi di un punto molto importante all’individuazione del sistema di valori è stata dedicata una intera lezione, durante la quale tutti i detenuti si sono espressi dibattendo con grande vivacità su un unico tema: “come dialogare con chi è diverso”.

Nella gestione dei gruppi una delle cose che l’operatore si trova a mettere in atto è la valorizzazione delle specificità di ogni singolo partecipante. Queste specificità si evidenziano naturalmente in corso d’opera e pertanto ogni lezione richiedendo specificità differenti ha consentito a molti detenuti di condurre e orientare i lavori generali del gruppo, si potrebbe arrivare a dire che ogni lezione porta una firma di uno o più detenuti e qui non posso non segnalare il detenuto Hamidi N. che è arrivato alla penultima lezione, si è accomodato fra di noi molto timidamente e se ne stava silenzioso fino al momento in cui ci siamo apprestati a di trarre le conclusioni dei nostri lavori allora Hmidi Rajid ha preso la parola e ci ha letto una sua composizione che tutti hanno ascoltato in grande silenzio non fosse altro perché sintetizzava tutti i concetti da noi trattati durante tutte le lezioni. Concordemente all’unanimità tutti abbiamo condiviso i contenuti del testo letto da Hamidi N. e abbiamo deciso di adottarlo quale nostro “manifesto” finale del corso.

Nella individuazione del sistema di valori è stato fondamentale il contributo di Giampaolo A. che con grande capacità di sintesi da tutti gli interventi che avevano percorso il nostro tavolo di dibattito individuava quale sistema di valori da adottare per la conduzione dei nostri lavori il seguente:

1. tolleranza
2. umiltà
3. altruismo (inteso come gestione della Polis)

CONCLUSIONI

Queste conclusioni sono scritte a 26 mani e sono la risultante delle interviste individuali fatte con ogni singolo detenuto.

Il “manifesto” di Hamidi N. adottato dal gruppo di lavoro e approvato da tutti all’unanimità rappresenta la risultante formativa del corso.

Dalle interviste si evince il desiderio di dare continuità a questo modello di incontri dove origine e fine sono incidenti rispetto al percorso. (la tematica in discussione e lo scopo chele lezioni si prefiggono risultano essere secondarie rispetto alla esperienza del percorso insieme)

Gli studenti di IPB Student Group della Facoltà Universitaria di Criminologia valuteranno la eventualità di sottoporre all’approvazione del proprio Comitato Scientifico la possibilità di realizzare una seconda fase per il perfezionamento e consolidamento di questo primo progetto pilota sperimentale.

Poiché tutti i lavori si sono svolti sotto il paradigma “Ovunque nel mondo, oltre ogni differenza di razza, di religione, di cultura, la Società Civile (legittima depositaria del principio democratico della sovranità) è composta da madri, mariti, nonni e tutti desiderano una unica cosa, vedere crescere i loro bambini, potere offrire alle generazioni a venire un futuro senza la paura, IN PACE” , ai detenuti che hanno figli a casa sono state consegnate delle magliette di IPB-Italia nelle diverse taglie da bimbo.

Nota:

Questo articolo è stato pubblicato il lunedì, febbraio 12th, 2007 alle 21:33 ed è archiviato in Iniziative, Progetti di Pace dalle carceri. . Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il Feed RSS 2.0 feed. I commenti sono chiusi, ma puoi fare un trackback dal tuo sito.



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